A fine settembre abbiamo avuto l’opportunità di partecipare al Festival dell’Economia civile, giunto alla sua quinta edizione, a Firenze.
Un’occasione, questa, per allenare lo sguardo al confronto, all’ascolto, all’osservazione di tutto ciò che il concetto di “economia civile” contiene.
Punto cardine, faro di questo evento è stato, senza dubbio, il messaggio inviato da Papa Francesco.
Un’esortazione rivolta agli imprenditori, ad essere più ambiziosi.
«Approfondendo un’antropologia dove la persona è capace di dono e di quella superiore forma di razionalità che è l’intelligenza sociale, fatta di fiducia e cooperazione – ha detto il Papa – potremo pervenire ad una ricca diversità di forme di impresa e vedere crescere il numero di quegli imprenditori più “ambiziosi”, che non guardano semplicemente al profitto ma anche all’impatto sociale e ambientale».
Il Pontefice ha voluto sottolineare quanto «oggi si avverte un urgente bisogno di un’economia nuova e “illuminata”, per affrontare il cambiamento d’epoca e le temibili sfide che abbiamo di fronte. In particolare, quella della povertà cioè delle diseguaglianze in un modello economico che produce scarti e scartati, e quella dell’emergenza climatica che mette a rischio il nostro futuro sul pianeta».
Ciò che ne scaturisce non può che essere una riflessione attenta, inevitabilmente preoccupata, davanti ad uno scenario in cui pare sempre più urgente reagire, sviluppare una modalità diversa da quella finora usata.
Sono le stesse riflessioni che, in questi mesi più che mai, siamo impegnati ad approfondire direttamente per generare attorno ad esse anche un’ulteriore evoluzione concreta nel modo in cui pensiamo al ruolo della nostra Casa e soprattutto della nostra Cooperativa nell’assumere scelte responsabili e nel sensibilizzare verso un consumo responsabile, secondo i criteri di equità e solidarietà e coerentemente ai principi, appunto, dell’economia civile.
Come sottolinea Alessandro Franceschini, in “Consumi o scegli? – L’esperienza Altromercato per un’economia sostenibile”: «C’è la necessità di un’economia civile, sostenibile, solidale, partecipata, spinta da consumatori ben consapevoli che chiedono comportamenti di mercato diretti a raggiungere scopi sociali e non solo soddisfazioni materiali immediate. Una pratica che punti a ripartire e non a centralizzare, a creare benessere per molti e non profitto per pochi; predilige il confronto tra persone, la protezione dei dati, la responsabilità del singolo.»