Il periodo Covid sembra ormai lontano. Ma non possiamo dimenticare quanto abbia condizionato profondamente la vita e le prospettive di tutti noi. È stato così anche per la Cooperativa don Puglisi che, dopo quella parentesi complicata, è ripartita affrontando con tenacia i tanti problemi e ritrovando così, alla fine del triennio 2021/2023, quel “fine grande” che la fa essere segno, umile ma convinto, di un modello alternativo di economia.
L’assemblea di gennaio è stata il luogo e il momento per fare il punto su questi anni così particolari, e l’occasione per riflettere su quell’economia civile che mette al centro la dignità della persona, il senso del lavoro e la cura della Casa Comune. Concetti che, “nel nome di don Pino Puglisi”, diventano vivi perché attingono alle sue sorgenti spirituali: la Parola, i Poveri, il Pane (ci piace ricordare che gli amici lo chiamavano don Puglisi 3P).
Con queste premesse ci siamo riuniti per l’assemblea di gennaio. E lo abbiamo fatto in un luogo che più di altri ci ha suggerito un approccio profondo alla riflessione, il monastero delle monache Benedettine che con il loro “ora et labora” testimoniano la bellezza di un ritmo di vita in cui si uniscono contemplazione e impegno.
Uno stile che per noi è una missione e che abbiamo ritrovato nelle testimonianze delle monache. La priora, Madre Matilde, ci ha parlato della quotidianità del monastero, scandita da preghiera e lavoro, ma anche da momenti di silenzio e da momenti di “ricreazione”. Sottolineando che l’ora et labora è l’impegno di ogni cristiano. A partire dal Vangelo, letto dopo il Concilio in un modo nuovo che non ne cambia la sostanza ma ne “aggiorna” il senso, per rendere Dio più vicino all’uomo di oggi.
Commovente la testimonianza di suor Serafina, che si alza alle 3 di notte per pregare (in dialetto siciliano, con grande spontaneità e verità, dice: “Picchi prima veni u Signuri”) e poi inizia a preparare i dolci pensando che, nelle sue mani, operi anzitutto Dio. Prova ne sono la gioia e l’energia che, a 92 anni, le permettono di continuare a lavorare. “Tutto è grazia”, ripete instancabile. “La preghiera delle monache è, ogni giorno, per tutto il mondo” aggiunge. Quanta grazia scopriamo nelle sue parole e in questa preghiera, una preghiera di adorazione che dura da cento anni, da quando cioè, nel lontano 1924, un piccolo gruppo di monache Benedettine decise di ricostruire un monastero nell’attuale sito (nel quartiere Dente di Modica), dopo la sottrazione del precedente durante l’eversione dei beni ecclesiastici di metà Ottocento.
Qual migliore contesto, quindi, per avviare le riflessioni della nostra assemblea dei soci di Cooperativa Don Puglisi? Abbiamo fatto il punto sul nostro cammino e ci siamo interrogati sulla Lettera enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco, letta come “una sfida che ci riguarda tutti”, perché la terra, la Casa comune, sono doni da custodire. E non si possono separare cura dei poveri e cura della terra. Abbiamo quindi condiviso con determinazione la necessità di “nuovi inizi”, di una più profonda riflessione sul consumo come scelta, sul consumo critico, e sulle azioni che devono trascendere il singolo e diventare comunitarie. Per questo è necessario raccordare le varie iniziative per il bene comune, iniziando dai propri stili di vita. Per questo abbiamo pensato passi concreti, perché diminuisca lo spreco, tutti siano sensibilizzati, ci si rapporti con il sud del mondo che capisce meglio l’urgenza e il senso di un cambiamento che impegna alla giustizia, al superamento di squilibri e guerre. Processi che la Cooperativa pensa importanti sia al suo interno, sia nel coinvolgimento della comunità e del territorio. Camminando in carovana, con le necessarie soste in cui si accendono fuochi: dell’amicizia, della fraternità, della passione civile. Incontrando ancora oggi Dio nel “roveto ardente”, e così ravvivando la brace sotto la cenere.