
Tra una settimana esatta, il 16 maggio, nel sagrato della Chiesa di Santa Maria del Soccorso di Modica, condivideremo le nostre riflessioni attorno a “Quale Europa. Capire, discutere, scegliere”, il libro a cura di Elena Granaglia e Gloria Riva, nato dal Forum Disuguaglianze Diversità.
In dialogo con l’ex Ministro per il Sud, l’economista e politico Fabrizio Barca, e all’esperto in economia sociale, Gaetano Giunta, affronteremo interrogativi necessari in vista del voto del prossimo giugno, per eleggere il nuovo Parlamento europeo.
L’incontro è aperto a chiunque voglia saperne di più. Per curiosità o per senso di responsabilità. Quel senso necessario a ciascuno di noi per capire come contribuire a indirizzare i grandi temi della politica nelle direzioni della giustizia sociale e ambientale.
Facciamo partire le nostre riflessioni da questi estratti:
Le accresciute disparità economiche fra regioni dei vari paesi dell’Unione vanno a innestarsi su un processo, in atto da decenni e ben prima del 2008, di graduale crescita delle disuguaglianze dei redditi e dei patrimoni fra le persone e le famiglie all’interno di ciascuno dei paesi e di aumento dell’incidenza delle persone in condizione di povertà. La preoccupazione principale è che tali dinamiche di accrescimento delle disparità regionali e delle disuguaglianze economiche interpersonali abbiano profonde implicazioni per la coesione economica e sociale all’interno dell’Unione, mettendo in pericolo il sostegno popolare al progetto europeo e rafforzando sempre di più il sostegno popolare per i partiti euroscettici.
Tratto dal capitolo Disuguaglianze di Salvatore Morelli.
Due cose ci hanno insegnato questi anni. Certo, la crisi climatica è una grande emergenza del nostro tempo, e ha urgente bisogno di azioni efficaci e di politiche lungimiranti, scientificamente fondate. Ma non basta. La crisi climatica è fortemente connessa con tutti gli aspetti della nostra vita: il lavoro, la salute, la sicurezza, l’esplosione della guerra e della violenza in ogni parte del mondo. È una crisi sistemica. Per contrastarla abbiamo bisogno di quell’approccio che è stato con forza richiamato dall’Oms con la strategia One Health, che riconosce che la salute degli esseri umani, quella degli animali, quella degli ecosistemi e quella dell’ambiente sono strettamente collegate e interdipendenti. Lo stesso approccio a cui fa riferimento papa Francesco con l’ecologia integrale.
A tal fine, la transizione deve essere giusta e veloce.
Giusta perché deve passare attraverso la costruzione di una sicurezza sociale, in grado di dare risposte ai bisogni delle persone per ricostruire affiatamento compattezza inclusione solidarietà, garantendo a tutti l’accesso ai diritti. Ma senza il coinvolgimento e la partecipazione di chi ha paura del cambiamento e senza risposte chiare e semplici ai bisogni di chi vive nel rancore e nella precarietà, la partita non si vince. È finita l’epoca del “sol dell’avvenire”, quando la sola speranza di un futuro migliore mobilitava e rendeva forte il popolo. Oggi, quel popolo vive il futuro come una minaccia. Da qui occorre partire.
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La transizione deve essere anche veloce e l’Europa può giocare un ruolo guida globale se si muoverà con determinazione e coerenza.
(Tratto dal capitolo Crisi climatica di Vittorio Cogliati Dezza e Rossella Muroni).