
L’incontro sul tema Europa del 16 maggio a Modica – promosso da Fondazione di Comunità Val di Noto, Casa don Puglisi, Crisci Ranni, L’Arca – ci ha ricordato cosa “ci occorre” per un futuro di giustizia e di pace, un futuro che ci riguarda nella misura in cui vogliamo restare umani e abbiamo a cuore le nuove generazioni.
Cosa occorre?
Tre cose, ci ha detto l’ospite Fabrizio Barca, già ministro per la Coesione sociale, una ricca esperienza europea nel campo della ricerca. Prima di tutto, una ricerca aperta e competente e una politica autorevole per la cura delle persone che solo mettendo insieme risorse possono essere efficaci e autorevoli; del resto, la possibilità di un futuro di giustizia e pace è possibile solo con l’Europa che ci permette di ragionare su larga scala; poi un luogo, il Parlamento europeo che già accoglie istanze e media decisioni importanti ma che, certo, dovrebbe contare di più perché – rispetto alla Commissione e al Consiglio (organismi dipendenti dai governi) – è quello più democratico, eletto dai cittadini europei. Infine, una responsabilità: saremo noi che eleggeremo i futuri deputati europei. E con il Forum delle Disuguaglianze e Diversità possiamo diventare partecipi di un monitoraggio civico, quello puntualizzato nel libro “Quale Europa. Capire, discutere, scegliere” (prodotto dal Forum e presentato durante l’incontro), attraverso 13 bandiere che segnalano il livello qualitativo possibile della politica.
Ci si è fermati quindi su alcune di queste bandiere, a iniziare dal welfare.
L’Europa ci ha già dato i livelli essenziali dei servizi socio-sanitari come prima garanzia per la dignità di tutti, ma siamo sempre più chiamati a un welfare generativo di cammini capacitazioni e di libertà personali.
E qui l’altro ospite della serata, l’economista sociale Gaetano Giunta, ha rilevato come questo sia possibile solo se usciamo dalla logica neoliberistica che chiude all’altro e priva anche se stessi della felicità.
La logica di un welfare generativo è una logica di comunità! Ed è la coesione sociale che dà senso – hanno detto insieme Barca e Giunta – ad un Europa capace di inclusione sostanziale.
Come dice il nostro articolo3 della Costituzione, dobbiamo rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono l’uguaglianza. Lo stesso articolo ci chiede di farlo non solo come Stato, ma come “Repubblica”, ovvero nella corresponsabilità del bene comune che abbiamo tutti.
Con la segretaria del Forum Silvia Vaccaro si è parlato do equità: l’equità di genere diventa “attenzione”. Attenzione non solo ai vertici (dove, nelle cariche europee, le donne sono arrivate) ma anzitutto alle persone comuni. A iniziare dai sogni delle bambine, che possano pensarsi alla pari già da piccole.
Una particolare attenzione anche al senso della bellezza, a quanto sia importante per cambiare il mondo. Un cambiamento a cui l’Europa, nata dal disastro di due guerre mondiali, può contribuire nel segno della pace. Evitando distopie – ha ancora detto Gaetano Giunta – e non fermandosi all’utopia che può restare astratta, ma coltivando “eutopia”, luoghi di bene e di bellezza.
Vale la pena leggere il libro “Quale Europa. Capire, discutere, scegliere” (si può trovare in libreria, a La Bottega don Puglisi) e soprattutto diventare parte attiva di un’Europa che ritrovi, anzitutto “in noi” e “con noi” cittadini, la sua vocazione originaria di giustizia e di pace.