Tra le parole che definiscono il significato di ciò che quotidianamente accade nella nostra Casa, “accogliere” è senza dubbio tra le principali.
È dal grande desiderio di aprire le porte a mamme e bambini in difficoltà che è nata la nostra Casa trentun’anni fa, con l’impegno di operatori e volontari che hanno fatto dell’accogliere il cardine delle loro azioni. Grazie all’impegno di tutti, la nostra è diventata una comunità di accoglienza e di sostegno per persone e nuclei familiari in difficoltà, volta alla maturazione di un senso della vita, di una politica, di una cultura capaci di unire povertà e bellezza, di accogliere entrando in relazione ‘indissolubile’ con lo stile del ‘fratello maggiore’, vivendo questa relazione nella prospettiva dell’interezza e della gratuità, secondo una relazione evangelica.
Un’accoglienza di tipo educativo che ricorda una grande famiglia, in cui si riceve tanto e si dà tanto, in cui si partecipa ai momenti comuni, si ha cura dei valori più alti, si imparano le responsabilità e il senso di appartenenza che fanno crescere come uomini e donne in relazione, progressivamente capaci di vera autonomia e quindi di relazioni vere.
Un’accoglienza che non si limita solo al vitto e all’alloggio ma che promuove cammini di dignità e percorsi di ripartenza in cui anche il lavoro buono è occasione per inserirsi nella vita.
Un accoglienza, la nostra, che supera le porte della nostra Casa e che si estende a tutta la città, promuovendo la cultura dell’accogliere e dell’integrare la diversità, coltivando la fraternità.