Al 150° della Fondazione Istituto Palazzolo di Bergamo presente anche Crisci ranni

Al 150° della Fondazione Istituto Palazzolo di Bergamo presente anche Crisci ranni

Al 150° della Fondazione Istituto Palazzolo di Bergamo presente anche Crisci ranni Casa Don Puglisi

Don Luigi Ciotti colpisce ancora. Sferra parole che tagliano le coscienze meglio di qualsiasi altro spadaccino. Parole dure, potenti, macigni che arrivano dritti all’animo di ognuno. Non c’è biasimo, non c’è giudizio in quello che dice, dato che lui non è venuto per giudicare ma per riflettere. Con il suo solito animo forte e pregnante ha parlato della lettera del Papa, La speranza dei poveri non sarà mai delusa, scritta da Francesco (come molto semplicemente lo chiama don Luigi) per la terza giornata internazionale dei poveri. La lettera, testo cardine del convegno organizzato dall’Istituto Palazzolo di Bergamo lo scorso 17 novembre, è stata al centro della riflessione del prete che da più di quarant’anni ha come parrocchia, la strada, gli ultimi, gli emarginati, i migranti, tutti coloro che, in fondo, non si vedono riconosciuto il diritto dello stare al mondo. Don Luigi, che crede profondamente nel valore delle parole e dei gesti semplici, salito sul palco, ha sparecchiato il piccolo tavolino con i bicchieri e la brocca d’acqua messi lì per i relatori, perché «dà fastidio alla vista dalla platea»; magari una semplice scusa per accomodarsi, per disporre con attenzione e sicurezza i tanti fogli con le tante cose da dire, scritti sapientemente a mano, con la stessa cura di sempre. Deve mettersi comodo, deve fare attenzione perché sta per parlare proprio di coloro che da sempre rappresentano la sua missione, ma soprattutto deve parlare alle coscienze. Parla a lungo, più di un’ora. Ma senza mai un dubbio, mantenendo sempre viva l’attenzione di chi lo ascolta. Parla a lungo, non tanto. I pochi dati che riporta sono sconfortanti, la povertà che cresce sempre di più, non si trova solo nelle strade delle città, si trova nelle parole, negli slogan, nelle istituzioni. Mette in guardia sui tre rischi dei nostri tempi: migranti, poveri, giovani. Ricorda della necessità di farsi carico dell’altro, del prossimo, che non è semplicemente chi è accanto ma chi è dentro, e che può essere aiutato solo dopo essersi riconosciuti veri dentro. Don Luigi parla con il suo modo tranquillo, pacato, da persona esperta del mondo; da persona che sa com’è il mondo al di là delle nostre capacità di vederlo. Ma nella sua pacatezza, è proprio quando vuole colpire l’indifferenza di ognuno, che alza il tono, che grida a gran voce, senza mai prevaricare, sottolineando il suo disappunto con un «Vi prego!» deciso, tonante, che dà l’affondo alle emozioni. Esorta al comandamento Non uccidere, attualizzandolo oggi dove non si uccide solo direttamente, ma soprattutto indirettamente perché con il rifiuto, con l’umiliazione, si colpiscono i poveri, i morti-vivi. Ribadisce che solo con il dialogo e con la corresponsabilità delle istituzioni si può avverare il riscatto dei più deboli, perché la vera economia sta tra l’etica e l’ecologia. Nella sua forza, nella sua potenza, don Luigi ammonisce al dovere di ogni cittadino di informarsi, di denunciare, sprona ad un obbligo alla civiltà, per poter dare voce, per poter restituire un diritto di re-esistenza a chi lo ha perso, o forse a chi non lo ha mai avuto.

All’interno dell’iniziativa si è poi avuto il momento di testimonianza portata da Suor Debora Contessi della Comunità delle Sorelle Poverelle in servizio a Scampia e dal Cantiere educativo Crisci ranni di Modica. Attraverso la condivisione si è cercato di capire come è possibile coltivare e porre segni di speranza in contesti marginali. A partire dalle parole di papa Francesco le parole chiave di questi”sentieri di speranza” sono ascolto, relazione, promozione, riscatto che convergono poi nel coraggio che come comunità dovremmo avere, di far “spiccare il volo” ai fratelli  che ci sono stati affidati (Crisci ranni).

Giuseppe Gintoli