Immaginare una nuova Politica per un nuovo Umanesimo vuol dire passare dalla Costituzione alla vita, non organizzando spazi per diventare protagonisti, ma attivando processi corali per generare il cambiamento.
Ne abbiamo parlato nelle scorse settimane in occasione di un bell’appuntamento della Scuola di formazione socio-politica dell’Ordine Francescano Secolare di Sicilia, a cui il nostro direttore Maurilio Assenza ha partecipato insieme – tra gli altri – anche all’ex ministro per il Sud Peppe Provenzano e a Stefano Zamagni, ispiratore della nostra stessa idea di economia civile.
Abbiamo raccontato l’esperienza della nostra Casa in relazione al valore che abbiamo dato alla costruzione di una nuova cittadinanza, condividendo scenari per il futuro a partire dalla grande opportunità che è rappresentata dai più fragili e dai più poveri e dall’impegno a cui questa opportunità ci chiama, come cittadini e come cristiani.
In che senso avere cura delle fragilità è un’opportunità?, ci siamo chiesti in questo dialogo.
I poveri lo sono proprio perché urtandoci con il loro dolore, talvolta persino con il loro ‘incattivirsi’, ci fanno comprendere che il bene comune è tale solo se partiamo dagli ultimi.
È una realtà che qui alla Casa Don Puglisi sperimentiamo ogni giorno: tutto ce lo ricorda di continuo, persino una mamma che ci dice che da quando sua figlia fa volontariato con noi, semplicemente aiutando i nostri bambini coi compiti, è diventata più vera e più forte.
Uscire dalla solitudine per aprirci alla relazione che ci rende umani, sperimentare nella propria vita che il sigillo dell’incontro veramente salvifico è la gratuità, ci ricorda che come San Francesco, siamo chiamati ad abbracciare i lebbrosi: la scena che manca nella basilica di Assisi e nella basilica della modernità, ce l’ha restituita il Papa che di Francesco porta il nome, donandoci “Fratelli tutti”.
Dove ci porta, allora, un’impegno in questo senso?
Don Puglisi amava dire: non possiamo cambiare il mondo ma donare segni che orientano.
Oggi siamo chiamati a raccordare questi segni in una costellazione, più operativamente in azioni di sistema, attraverso il raccordo tra la cura, l’inclusione, l’economia civile.
È quello che noi proviamo a fare ogni giorno mettendo in rete la Casa, la famiglia in cui aiutiamo a crescere i nostri bambini, Crisci Ranni, il cantiere con cui proviamo a dimostrare che la politica può rinascere dall’abitare le periferie con cura educativa e civica, e ancora i nostri laboratori e il nostro punto vendita, con cui rendiamo vivi esempi di economia civile – solidale e “altra” rispetto a quella del profitto – nel cuore della città con cui siamo in dialogo.
Ispirandoci a una Chiesa capace di generare cristiani adulti, una Chiesa lievito che trova nei testimoni e nei martiri la misura del Vangelo, anche per la politica, orientiamo allora questo impegno alla costruzione di una comunità capace di un diverso senso sociale.
Restiamo vigili, come ci ricordava Pier Paolo Pasolini quando scriveva che “in un mondo che compra e che disprezza, il più colpevole sono io se mi paralizzo nell’amarezza”.
E coltiviamo la speranza che, come diceva Sant’Agostino, “ha due figli bellissimi: lo sdegno per le cose che non vanno e il coraggio per cambiarle”.