Si può essere parte o partecipi delle grandi sofferenze dell’umanità e sperimentare al tempo stesso la gioia e la pace? Come reagire a tanto rancore? Come trasmettere l’eredità di una vita buona e bella ai nostri giovani in tempi così incerti? Il ritiro diocesano della Caritas sul tema “Beati i miti perché erediteranno la terra”, svoltosi sabato 15 e domenica 16 giugno alla Casa di accoglienza della Madonna Scala del Paradiso di Noto, è stato un vero salire al monte di Dio per ascoltarlo, aiutati con grande sapienza e ricchezza di registri (biblico, spirituale, antropologico, etico, pastorale) dal monaco di Bose Emanuele Borsotti, attraverso tre meditazione, semplici e profonde al tempo stesso, che hanno toccato il cuore e la mente, la vita e la storia. Con significative risonanze dei partecipanti (quasi novanta) nei gruppi di confronto ma anche informalmente nel momento dei pasti e mentre si ritornava … Tutto in un clima accogliente – ringraziamo Comunità delle Beatitudini e don Paolo Catinello e Fabio Sammito che tutto hanno curato con amore! – e in lieta fraternità, aiutati dal ritmo dalla preghiera delle ore liturgiche culminate nell’eucaristia della domenica. La prima meditazione ha aiutato a leggere le Beatitudini con lo sguardo bioculare all’Antico e Nuovo testamento, a Cristo e al cristiano. «Beato l’uomo…» è l’esclamazione che inaugura il libro dei Salmi e che rimanda a quelle promesse di felicità – di beatitudine – che costellano le pagine della Bibbia e che trovano il loro vertice sulle labbra di Gesù nel discorso della montagna. Cristo è stato, per eccellenza, l’Uomo delle beatitudini: tenendo fisso la sguardo su di lui e riascoltando la sua Parola, il credente può discernere la propria vocazione a divenire, anch’egli, uomo delle beatitudini, chiamato ad una vita buona, bella e beata. Che riguarda la strada come la casa, l’esperienza del perdono che viene da Dio e la cura del debole che ci aiuta a trovare la nostra identità nell’essere, come Cristo, per l’altro. Il rimando all’Antico testamento e tante chiarificazioni delle parole hanno reso più comprensibile che le Beatitudini riguardano la nostra vita e la maturano, aiutandoci a ritrovare e a ritrovarsi in parole ospitali, in parole che riceviamo e diventano il dono più grande che possiamo fare agli altri e ai giovani in particolare. Certo sono parole che portano molto in alto, “ma la terra sarà giudicata dai suoi monti”! La seconda meditazione ha chiarito anzitutto come la mitezza non è passiva rassegnazione e solo argine all’ira ma è il vero ‘inizio’, e diventa un abitare la terra davanti a Dio e un’alternativa al rancore che tanto caratterizza i nostri giorni. Mentre in altre civiltà contemporanee il Dio che crea è concepito come Dio guerriero, nella Bibbia la creazione manifesta un Dio che ordina e si dà argini, opera e si riposa … E il mite lascia essere ciò davanti a cui si trova, la mitezza è frutto maturo, terreno coltivabile, fiume che scorre sereno, persona cortese e benigna …. La terza meditazione ha avuto al centro l’eredità della terra, quella consegna che comporta un vuoto in chi la fa e in chi la riceve, consegna che lascia che il mondo si rinnovi e si salvi dalla rovina. Per i cristiani la grande consegna è il Concilio Vaticano II: una Chiesa in ascolto di Dio e che nella liturgia ne celebra il primato, e così diventa riflesso dell’umanità di Dio … Per ogni consegna è importante consegnarsi, è importante tradurre, sono importanti – come ha detto papa Francesco in un suo recente discorso – “inquietudine, incompletezza, immaginazione”. Abbiamo percepito un serio e sereno essere interpellati in prima persona e si è ravvivato il desiderio e la volontà di mitezza con cui si costruisce elevando, sanando, generando comunione e rinnovando la vita, prima e più efficace testimonianza. Entro questo clima si è voluto salutare con gratitudine il missionario padre Gianni Treglia che passa dalla nostra comunità intercongreazionale all’incarico di superiore dei Missionari della Consolata per l’Europa.