Giunti al terzo appuntamento del corso di formazione “Tornino i volti”, vogliamo condividere con voi alcune riflessioni per prepararci all’evento e ripensare alla strada fatta insieme in queste settimane.
Al centro del nostro primo incontro avevamo messo la scuola e i luoghi educativi, riflettendo sulla loro fondamentale importanza nei processi di formazione e di crescita guidati dalle parole di Salvatore Rizzo, della Libera università dell’educare di Messina. Ci eravamo chiesti in particolare come uscire migliori dalla pandemia e come sostenere il cammino delle nuove generazioni.
A questo ci siamo ricollegati anche durante il secondo incontro, tenutosi il 25 ottobre: un confronto a più voci seguito da laboratori durante il quale ci siamo soffermati sul volto e sulla sua capacità di interpellare e aprire vie di libertà e rinnovamento.
Giunti alla terza tappa del corso, oggi, 10 novembre, avremo il piacere di ospitare lo storico Sergio Tanzarella, tra i principali curatori per i Meridiani dell’Opera omnia di don Lorenzo Milani.
Con lui parleremo del priore di Barbiana e del suo “I care”, come cuore di una scuola che faccia crescere figli più grandi di lei, che faccia superare ogni logica di competizione, che prepari al coraggio civico e alla responsabilità.
Così va delineandosi lo scopo della scuola: non un luogo in cui plasmare i cittadini ed inserirli nel sistema e nella cultura dominante, ma punto di incontro e centro di valori, in cui consegnare parole capaci di far trovare un ‘fine’, non legato alle utilità mercantili, ma alla propria umanità. Un grandissimo messaggio educativo, che noi condividiamo in pieno e che ci guida da anni nel nostro lavoro e nelle nostre iniziative con i più piccoli.
Scrivevano i ragazzi della scuola di Barbiana: «Cercasi un fine. Bisogna che sia onesto. Grande. Che non presupponga nel ragazzo null’altro che d’essere uomo. Che vada bene per credenti e atei. Io lo conosco. Il priore me l’ha imposto fin da quando avevo 11 anni e ringrazio Dio. Ho risparmiato tanto tempo. Ho saputo minuto per minuto perché studiavo. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come vuole amare se non con la politica o col sindacato o con la scuola? Siamo sovrani. Non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte. Contro i classisti che siete voi, contro la fame, contro l’analfabetismo, il razzismo, le guerre coloniali. Ma questo è il fine ultimo da ricordare ogni tanto. Quello immediato da ricordare minuto per minuto è d’intendere gli altri e farsi intendere».
Se restiamo in dialogo con don Milani e la scuola Barbiana siamo aiutati a capire cos’è nella sostanza quella che ora viene introdotta come educazione civica, lasciata fiorire dalla vita e dallo studio disciplinare: «Ma ci restava da fare un’altra scoperta: anche amare il sapere può essere egoismo. Il priore ci propone un ideale più alto: cercare il sapere solo per usarlo al servizio del prossimo, per esempio dedicarci da grandi all’insegnamento, alla politica, al sindacato, all’apostolato o simili. Per questo qui si rammentano spesso e ci si schiera sempre dalla parte dei più deboli: africani, asiatici, meridionali, italiani, operai, contadini, montanari. […] Vorremmo che tutti i poveri del mondo studiassero lingue per potersi intendere e organizzare fra loro. Così non ci sarebbero più oppressori, né patrie, né guerre».