Agli ‘inizi’ della Casa non c’è un progetto nostro, ma una chiamata a non passare oltre il dolore di donne, mamme, bambini quando si attraversano momenti difficili della vita. Al centro di tutto c’è la relazione, cuore della vita che ci introduce nel cuore stesso di Dio.
Ai bambini si offre “un’ala di riserva” per crescere veri e forti; alle donne e alle mamme un cammino per ripartire, e un’introduzione al lavoro nei nostri laboratori. I nostri bambini spesso, cercandosi tra di loro, dicono di avere un segreto, il segreto della Casa Don Puglisi, e lo svelano a tutti con un grande sorriso: «Siamo una famiglia!».
Come il seme del Vangelo, la Casa è diventata albero che ripara chi viene accolto. Per chi si coinvolge, il frutto è la pienezza dell’amore.
La Casa dialoga con le scuole e contribuisce al welfare comunitario, a una tessitura di fraternità e di giustizia perché la politica diventi un “uscire insieme dai problemi”, come amava dire Don Milani.
Ci si può coinvolgere con il volontariato. La Casa come servizio sperimentale riceve solo contributi limitati. Si può aiutare con donazioni, e anche con il 5×1000 e l’8×1000 della Chiesa cattolica.
La sera, pregando i vespri, si va alle sorgenti perché l’amore cresca. E tutto si affida alla Provvidenza. Di cui ognuno può essere strumento.
I bambini al centro
Come Don Puglisi pensiamo che l’umanità possa rigenerarsi partendo dai bambini. Mettendoci “ai piedi della loro crescita” impariamo come siano importanti lealtà e affetto e lo “sguardo dal basso” che fa ritrovare la gioia delle piccole cose. Li aiutiamo a crescere, insieme alle loro mamme, con attenzione uno ad uno. Li aiutiamo nello studio, perché a tutti sia data la “parola che fa uguali”, e offriamo loro ciò che nutre e dà pienezza alla vita. Collaborare, come volontari e famiglie affiancanti, diventa una possibilità unica di crescita in cui si dà e si riceve.
Housing sociale
Una grande casa e tante piccole case: non è solo il logo della Casa ma il suo fine. Desideriamo che donne, mamme e figli sperimentino un forte senso di Casa per costruirsi una “casa dentro” e gustare, quindi, la gioia e la responsabilità di una propria casa. Per questo si sperimentano cammini di autonomia, ritmati da “patti educativi”, in piccoli appartamenti. C’è pure il “Portico di Betsaida”, una rete di piccole case per chi ha bisogno di un’accoglienza con minor carico educativo. Una forma di housing first, di casa che aiuta a ripartire.
Inclusione lavorativa
“Laboratori” sono i nostri luoghi produttivi: non solo di prodotti, ma di relazioni e di riscatto. Le donne e le mamme della Casa Don Puglisi, e con loro altri lavoratori, insieme all’arte del cioccolato e dei nostri buonissimi biscotti o delle focacce, imparano a contribuire, come dice l’art. 4 della nostra Costituzione, al progresso materiale e spirituale del Paese. Nel lavoro infatti, sottolineava Adriano Olivetti, c’è “qualcosa di più dell’indice dei profitti”: c’è una vocazione, una crescita della comunità, una speranza di futuro.
La casa per la città
La Casa è cresciuta grazie ad una corale solidarietà. La prima offerta fu 10 milioni di lire, di un’insegnante in memoria del figlio, e poi tanta gente semplice che aiutava e aiuta con generosità. Quindi il volontariato, l’economia solidale, l’elaborazione culturale, la formazione aiutati dall’Istituto di Gestalt H.C.C. Kairòs, il “presepe della città” coinvolgendo le scuole in un manufatto comunitario a partire dalle fiabe del Natale. “Non possiamo pretendere di cambiare il mondo – diceva Don Puglisi – ma possiamo porre segni”.
La nostra storia
Ci è stata ‘data’ una Casa: la nostra vita è cambiata e un lievito di cambiamento è inserito nella storia che, pur tra sofferenze e prove, diventa un parto di bellezza. Coinvolgersi diventa partecipare a cammini di speranza che riempiono di gioia e di senso la vita.
Con Don Puglisi comprendiamo meglio cos’è la vita. Essa prende senso nel donarsi. E così diventa feconda e gioiosa.
Mission
La prima nostra missione è farci Casa per chi attraversa un momento difficile della vita, in modo particolare mamme e bambini. Aiutando, oltre che con la Casa Don Puglisi, con il Portico di Betsaida, un’esperienza di housing first per situazioni di pronta o breve accoglienza in cui, avere una casa, diventa motivo di ripartenza. E nella Casa Piero Iemmolo, in collaborazione con l’Associazione We Care, l’attenzione particolare è per i migranti. Una missione educativa che si allarga, con il cantiere educativo Crisci Ranni e gli altri cantieri educativi, alle periferie della città.
Invitando tutti a coinvolgersi, potremmo dire con un’espressione di padre Giacomo Cusmano, vogliamo “risvegliare la carità sopita nella città”. Che diventa promozione del volontariato, offerta di percorsi di educazione civica e di “orientamento e competenze trasversali” per le scuole, cammini di affiancamento familiare.
Missione educativa, ma anche civica: vogliamo avviare processi che aiutano un welfare generativo e comunitario insieme a politiche sociali e sanitarie integrate nella logica universalistica e promozionale della legge quadro 328/2000. Per questo sollecitiamo lavoro in rete e confronti su come ritessere comunità e accrescere attenzione a tutti, perché “nessuno resti indietro”.
Missione anche culturale: vogliamo ripensare la scuola come “dare la parola” a tutti, anche a chi fa più fatica; vogliamo una cultura che faccia riscoprire il “senso della qualità”, antidoto alla ‘stupidità’; vogliamo coltivare la bellezza che salva e cambia il mondo!
L’ispirazione:
Vangelo e Costituzione
Nella nostra cappella ci sono tre icone “scritte” a Paganica (L’Aquila) dalle Clarisse. Nella prima il Bambino ha una scarpina slacciata, indicativa delle paure della vita che si sciolgono nell’abbraccio della Madre. Ci suggerisce la relazione. Al centro il Crocifisso di San Damiano, con Gesù che gli occhi aperti sul mondo e raggiunge gli inferi, e attorno c’è una comunione meditativa. Ci suggerisce la fraternità che attinge alla contemplazione, e così si autentica e diventa amore appassionato. E poi l’icona di Don Puglisi, con la spiga di grano: anche noi vogliamo essere spiga che germoglia e diventa pane che nutre.
E nel salone l’icona di Betania, dell’amore eccedente.
Porte del cielo le icone, porte che fanno entrare il cielo nella città. In cui, insieme a tutti, vogliamo cercare pace e giustizia, non avendo nostre ricette ma solo la “misura del Crocifisso”, come è scritto nella decisione 48 del Sinodo diocesano. Ritrovando nei poveri non persone da assistere ma nostri familiari, luogo in cui Dio ci visita.
Con tutti ci ispiriamo alla nostra Costituzione e ai suoi principi fondamentali: l’Italia come res pubblica (bene comune), i diritti inviolabili e i doveri di solidarietà, l’uguaglianza concreta che impegna a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che la impediscono, il lavoro come diritto e dovere, l’unità del Paese e gli enti locali che permettono meglio la partecipazione, l’attenzione alle minoranze e alla cultura, la collaborazione tra stato e chiesa e confessioni religiose, la protezione dello straniero, il ripudio della guerra. Ispirazione Vangelo e Costituzione, nella misura data dai martiri e dei testimoni. Che sono andati fino in fondo nell’amore.
Perché Casa Don Puglisi
Ci ha colpito molto la morte di Don Puglisi il 15 settembre 1993: abbiamo capito che la mafia ha scelto lui perché il suo esempio e la sua radicalità evangelica liberavano bambini e giovani dal suo dominio prepotente, li aiutavano a crescere “a testa alta”… e lui prima di morire ha sorriso, ha detto al suo assassino “Me l’aspettavo”. Nella nostra cappella c’è una traccia di omelia di tre mesi prima, in cui spiega che il Padre nostro si prega con il cuore e c’è l’appunto di un’intenzione di preghiera per i persecutori. Era consapevole del grande rischio ed è andato fino in fondo, si è messo avanti a tutti, per proteggere anche i padri di famiglia che stavano reagendo alla mafia con la cultura dei diritti.
All’ingresso della Casa ricordiamo, con le sue parole, come quest’amore diventa chiamata per tutti, mettendo insieme fedeltà e tenerezza. Perché la fedeltà da sola diventa rigida, la tenerezza da sola emozione passeggera, insieme invece generano costanza. Nel nome di Don Puglisi pensiamo alla bellezza di un amore solido, che dà pienezza alla nostra vita e sicurezza a quanti ci vengono affidati.
In una casa per donne come la nostra, lui entrava in rapporto dicendo che voleva “far conoscere Dio come Padre, ma questo forse è difficile da capire da parte di chi soffre troppo. Forse capite – aggiungeva – Gesù e la sua umanità”. Concludeva: “Comunque io ci sono!”. Ecco, impariamo ad esserci, comunque!
E, per il legame che c’è con il Seminario, i giovani che si preparano a diventare preti hanno in Don Puglisi un’ispirazione per essere come lui pastori che danno la vita e insegnano a dare la vita. Perché “per primo Qualcuno ci ha amati”. E, se l’amore ci spinge, diventiamo insieme città Casa che accoglie, ripara, fa ripartire!
Le nostre équipes
Si lavora in équipes nei luoghi educativi per meglio discernere scelte e passi. E la cooperativa si articola in gruppi di lavoro, con un direttivo che fa sintesi e si allarga a rappresentanze dei vari ambiti, dentro processi partecipativi e formativi che coinvolgono tutti.
Equipe Educativa
Equipe Cooperativa
Associazione di Volontariato e Cooperativa
La gestione delle iniziative sorte nel nome di Don Puglisi è affidata all’Associazione di Volontariato Don Giuseppe Puglisi ODV, che cura in modo particolare i cammini educativi, e alla Don Giuseppe Puglisi, Società Cooperativa Onlus, che cura soprattutto l’economia solidale.