
Oggi condividiamo con voi alcune riflessioni sull’importanza dei laboratori creativi come strumento per la riscoperta di sé ed il rafforzamento dell’autostima, scaturite dal progetto Ricicrea che ha visto impegnate negli scorsi anni le donne ospiti della nostra Casa.
Ricicrea un tesoro inestimabile per le mani, la mente, il cuore.
Idea richiama idea. E una stanza diventa laboratorio di riciclaggio e poi di lavorazione di tessuti per fare borse, porta. pane, bomboniere. Con il laboratorio di riciclaggio si punta a produrre qualcosa ma anzitutto a intessere fili, a intessere relazioni.
Ed ecco che nella stanza si possono trovare da una parte un sacco pieno di barattoli di vetro della Mellin di 50 anni fa, dall’altra un sacco pieno delle lattine dei pomodori pelati usati in focacceria e ancora un altro pieno di magliette un po’ bucate e un po’ strappate… Ciò che per molti è spazzatura, per le donne del laboratorio di sartoria e riciclo creativo diventa un tesoro inestimabile, per le mani, per la mente e per il cuore!
Come scrivono le animatrici: «Per le mani, perché tutto questo materiale viene rielaborato dalle loro mani (all’inizio un po’ impacciate ma, dopo qualche mese, più agili e veloci, grazie alle istruzioni delle “Fatine”, le tre tutrici che insegnano loro tecniche decorative, sia tradizionali sia innovative) per diventare “altro”: le bottiglie diventano vasi con l’applicazione di nastrini e bottoni (rigorosamente riciclati dalle camicie!), le lattine diventano portapenne shabby-chic foderandoli di spago con la colla a caldo, le magliette diventano collane, sottopentola e presine con un sapiente lavoro di cucito creativo. Per la mente, perché davanti a un oggetto (che sia da recuperare o da creare ex-novo) queste donne hanno scoperto che la loro mente è libera di fantasticare prima e di realizzare poi, concretamente, grazie alle loro mani, una delle infinite soluzioni che hanno immaginato: “Creo, ergo sum”. Per il cuore, perché ritrovare l’autostima, capire che anche dal nulla siamo capaci di creare, di dare vita, di produrre “cose belle” (da tenere per sé o da regalare agli altri e “addirittura” da vendere), perché scoprire che, nonostante tutto, si può continuare a sognare e a sperare, assaporare tutto questo è inebriante, è più potente di un qualsiasi farmaco antidepressivo, è medicina per il cuore e per l’anima. E si spiegano così le risate femminili in laboratorio: stanno creando decori per l’albero di Natale, collane e bracciali da sfoggiare, bomboniere per la Casa Don Puglisi, stanno “guidando” quelle macchine da cucire che all’inizio avevano il terrore di portare e che adesso le stanno accompagnando in un coloratissimo viaggio alla scoperta di sé».
(Maurilio Assenza, Crisci ranni. La città ripensata dalle periferie, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2017)