«Don Pino è vivo in questa casa, perché rendete vivo l’amore di Dio per tutti»

«Don Pino è vivo in questa casa, perché rendete vivo l’amore di Dio per tutti»

«Don Pino è vivo in questa casa, perché rendete vivo l’amore di Dio per tutti» Casa Don Puglisi

«Qua ‘fate’ l’amore di Dio attraverso Puglisi, rendete concreto, visibile, l’amore di Dio per tutti. Don Pino Puglisi è vivo in questa casa, nel mio essere insegnante, nei miei alunni coi quali portiamo in giro la relazione educativa fondata sul suo metodo educativo dell’ascolto». È stata Rosaria Cascio, allieva di don Puglisi e oggi docente di lettere e autrice di vari libri sul martire palermitano, a dirlo nel corso dell’incontro svoltosi ieri sera nel salone della ‘Casa don Puglisi’ di Modica, sul tema: ‘Don Puglisi: la pedagogia dell’esempio’. L’iniziativa è stata promossa da Casa don Puglisi, Caritas diocesana, Crisci ranni e da Libera. S’inserisce nel percorso che prepara la venticinquesima giornata di memoria delle vittime della mafia che quest’anno si terrà in Sicilia nel primo giorno di primavera. A introdurre l’incontro sono stati Maurilio Assenza, presidente della ‘Casa’, e Francesco Rendo, referente di Libera Modica. Poi il lungo e appassionato intervento di Rosaria Cascio, che ha subito chiarito: «Don Puglisi non sia un’icona, un’immaginetta. Ma un esempio. Lui è esempio del vero riferimento nostro, che è Cristo: ci ha indicato un modo di essere cristiani. Ma padre Puglisi è un punto di riferimento per tutti: a lui possono ispirarsi educatori, insegnanti, parroci, chi gestisce comunità». E ha aggiunto: «Don Puglisi aveva una peculiarità: parlava veramente poco. Era uno che prima di parlare studiava, e studiava veramente tanto: non s’improvvisava educatore, ma non faceva trasparire in maniera dotta la sua preparazione, riusciva a tradurla nei fatti. Ecco, non era uno che parlava, era uno che agiva. Don Puglisi era la sua parola. A una persona che veniva a chiedergli un aiuto o gli mostrava una preoccupazione non diceva: Gesù ti ama, ma faceva l’amore di Gesù, cioè si metteva concretamente a disposizione». Rosaria conobbe don Puglisi al Liceo, dove il sacerdote insegnava. Poi lo seguì nelle attività pastorali. «Di me – ha detto – don Puglisi ha fatto la cittadina che sono, lo ha fatto senza parlare di mafia e di mafiosi, ma agendo, testimoniando l’essere cittadino e cittadino responsabile. La sua era un’educazione che nasceva dall’esempio di vita e non dalle parole». Rosaria Cascio ha offerto ai tantissimi presenti diversi ricordi personali con don Pino, legati proprio al suo ruolo di educatore dei giovani e di tutta la comunità. Presente all’incontro anche l’assessore Maria Monisteri, che ha ringraziato Rosaria Cascio per la sua testimonianza e la ‘Casa don Puglisi’ per l’impegno quotidiano in favore delle persone più fragili. È toccato, poi, a Salvo Garofalo presentare il bilancio sociale 2019 della ‘Casa’: «Un modo di raccontare la responsabilità sociale. Un bilancio in cinque sezioni, che illustra anche come sono stati spesi i soldi pubblici: come abbiamo provato a far crescere il benessere della nostra città e del territorio». Il bilancio si può consultare sul sito www.casadonpuglisi.it Infine Cristian Modica ha ricordato che quest’anno il cantiere educativo ‘Crisci ranni’, che ha sede al quartiere della ‘Vignazza’, compie dieci anni. Sono previste numerose iniziative, oltre al rito in programma il sabato dopo Pasqua. Il tema scelto per l’edizione del decennale è: “La città in-visibile”, per riscoprire l’anima delle città partendo dai più piccoli.