Economia civile e nuove relazioni per ripensare il turismo

Economia civile e nuove relazioni per ripensare il turismo

Economia civile e nuove relazioni per ripensare il turismo 1920 1281 Casa Don Puglisi

Lo scorso 24 novembre abbiamo ricevuto il “Premio Eccellenza dell’Ospitalità” per il turismo sociale, in occasione del Festival nazionale del turismo extralberghiero a Rimini, che ha riunito più di 1500 tra operatori, formatori e consulenti attorno al tema “Pionieri di felicità”.

Il premio è stato consegnato alla Cooperativa don Puglisi per la narrazione e gli itinerari che si propongono agli ospiti della Casa per ferie Villa Polara, bene restituito alla comunità nel 2018 attraverso il progetto “Pensieri e ospitalità mediterranei”.

Questa occasione ha aperto a riflessioni importanti che desideriamo riassumere tracciando una rotta fatta di più punti.

Il senso da dare al lavoro

L’impegno della Cooperativa don Puglisi in questi anni è quello di partecipare a quelle reti di economia civile che danno al lavoro un fine. Perché, come diceva Adriano Olivetti, anche l’industria (la prendiamo come esemplificativa di tutte le attività economiche) può avere un fine diverso del profitto individuale.

“La spinta per la conquista di beni materiali – leggiamo nel suo discorso agli operai per l’inaugurazione dello stabilimento di Pozzuoli – ha corrotto l’uomo vero, ricco del dono di amare la vita e la natura, che usava contemplare lo scintillio delle stelle e amava il verde degli alberi, amico delle rocce e delle onde, ove, tra silenzi e ritmi, le forze misteriose dello spirito potevano penetrare l’anima”.
Al Festival del turismo di Rimini il giornalista Emilio Casalini ha detto qualcosa di molto importante sul fine che può avere quel lavoro particolare legato all’ospitalità: «Il turismo non può avere come fine fare più soldi possibile, ma l’impegno a partecipare ad un’economia della connessione e a un grande racconto in cui intrecciare storia e territori per la felicità di molti. Aiutando ognuno a farsi la domanda fondamentale: “Che ci faccio qui, cosa ne faccio della mia esistenza?”. Una domanda forte che ti permette di non seguire la mentalità dominante e apre spazio al sognare insieme. E così facciamo scelte, ci nutriamo di esempi positivi, generiamo reti, senza paura della complessità».
Se riusciamo a fermarci e ritrovare quelle domande comunitarie, che sono il cuore di una politica vera, nella comune responsabilità di cittadini, in sinergia con le istituzioni, possiamo costruire un programma di sviluppo del territorio.

La bellezza del territorio

Ci sono certo i monumenti, ci sono i paesaggi, c’è il mare ma c’è anche una storia di dolore e di bene, la storia dei migranti che approdano in questo territorio, la storia di tanti segni di solidarietà pensati con attenzione e nati come risposta corale e attenta a bisogni e sogni di chi fa più fatica a vivere.

A congiungere dolore e bene, a Villa Polara c’è la dedica a un migrante, Tesfom Tesfalidet, morto all’ospedale di Modica per le ferite riportate per le torture in Libia. In una busta di plastica sono state ritrovate le sue poesie: ci chiedono di ritrovare l’essenziale della vita. «Se siamo fratelli, perché non chiedi notizie di me?», «Tempo sei maestro, questa storia un archivio di ingiustizie, ma con Dio vinceremo, vittoria agli oppressi».

Il turista viaggia per una vacanza e cerca bellezza, il migrante viaggia per una speranza di vita migliore: il territorio accoglie nella bellezza a 360°.
Diamo un senso non banale al viaggiare: un viaggio di qualche giorno può, mettendo insieme elementi apparentemente opposti (riposo, sosta, stupore, attenzione, percezione di una chiamata alla responsabilità), aiutare a ricomprendere meglio il cammino della vita. E a riscoprire “sentieri che portano lontano”: i sentieri del cuore che si stupisce e si commuove, dell’intelligenza che vuole capire, dei passi che sanno diventare scelte.

Coltivare l’accoglienza

Ci piace ricordare qui che l’altra premiazione di eccellenza ha riguardato ancora la Sicilia: il “Museo diffuso di Sciacca”, ottimo esempio di coinvolgimento nei percorsi sensoriali di artigiani e di esperienze che riscaldano il cuore e aprono orizzonti ampi.

È bello che la nostra terra sia riconosciuta per i semi di bene che coltiviamo. È bello se ritroviamo allora senso al nostro esserci per operare e per accogliere, e così “preparare tempi nuovi per l’umanità”.