I 30 anni della Casa don Puglisi, la risposta a una chiamata di Dio

I 30 anni della Casa don Puglisi, la risposta a una chiamata di Dio

I 30 anni della Casa don Puglisi, la risposta a una chiamata di Dio Casa Don Puglisi

A giugno di trent’anni fa iniziavano i lavori per risistemare i locali dell’Opera Pia di assistenza all’infanzia di Modica destinati alla Casa di accoglienza che poi ha preso il nome di don Pino Puglisi, trasferendosi nel locali di via Carlo Papa. Il ricordo è iniziato con un’adorazione eucaristica nel salone della Casa con un piccolo gruppo (vista l’attuale situazione sanitaria che impegna a mantenere distanze e contingentare presenze) a nome di tutti coloro che in questi anni sono stati coinvolti, non solo nell’esperienza dell’accoglienza, ma anche nel cantiere educativo Crisci ranni e nelle iniziative di economia solidale. L’adorazione è stata un gesto forte per ricordare che la Casa è nata non per un progetto sociale ma per una chiamata di Dio a cui si è data risposta. Con l’adorazione si è espressa la fiducia che “Dio – ha sottolineato il direttore, Maurilio Assenza – può rendere veramente nuova la ripartenza, Lui può trasformare la notte oscura in notte nitida, che ci ridona i contorni veri delle cose, e regalarci, nella preghiera, quell’energia che rende “sostenibile” la responsabilità, perché la fatica viene affidata al Signore e non si trasforma in ansia”. Ed ha aggiunto: “Ricordati del cammino: nella liturgia del Corpus Domini è questa l’esortazione (meglio: l’imperativo) di un Dio che ha condotto anche noi, donandoci esperienze impensabili: la Casa, Crisci ranni, le varie tappe dell’economia solidale. Malgrado i tanti doni, anche noi, come l’antico popolo di Israele, siamo sempre a rischio di smemoratezza e tiepidezza. Il grazie non serve a Dio, ma a noi, per evitare la morte del cuore e una vita ‘accartocciata’. Per questo ci è detto Ricordati!: porta al cuore, lasciati toccare il cuore! Ripartendo dalla ‘Casa dentro’: fondo solido grazie all’apertura verso l’altro ospitato con empatia, che ci fa scoprire le nostre profondità e rende possibile atti intenzionali, puliti, liberi, gioiosi. Leggendo, per questo, con attenzione cosa ci è accaduto in questo tempo. Siamo stati condotti all’essenzialità e ci è stata chiesta fedeltà: nella Casa, siamo stati/siamo chiamati a vivere insieme vicinanza e distanza, vicinanza di destino, asimmetria della cura educativa; Crisci ranni, l’abbiamo comunque celebrato il pomeriggio di Pasqua con creatività e vissuto con amore tenace, in forza di misure alte; l’economia civile va ripensata nella sostanza del cooperare convergente e appassionato, proprio del volontariato vero e del lavoro bello. Siamo impegnati insieme a tutti nel cercare strade veramente nuove. Nell’ordine della carità. Nel segno della gratuità e della creatività, sigilli dello Spirito santo”