I poveri non si contano, si abbracciano! Da Casa don Puglisi l’invito a politiche sociali capaci di aiutare vere ripartenze

I poveri non si contano, si abbracciano! Da Casa don Puglisi l’invito a politiche sociali capaci di aiutare vere ripartenze

I poveri non si contano, si abbracciano! Da Casa don Puglisi l’invito a politiche sociali capaci di aiutare vere ripartenze 2560 1540 Casa Don Puglisi

I poveri non si contano, si abbracciano!”. Cita don Mazzolari Papa Francesco parlando della giornata mondiale dei poveri che viene celebrata oggi, 14 novembre, e lancia un messaggio dalla valenza forte, che va oltre il mondo ecclesiale.

Chi sta con le persone fragili lo sa bene: la povertà non si risolve con un sussidio o con un meccanico intervento sociale. Chi vive un momento difficile porta con sé tante ferite, che diventano particolarmente pesanti nel caso di donne e bambini. Casa Don Puglisi è nata proprio per prendersi cura dei più fragili e per accoglierli, uscendo dalla logica che li vede come “casi” e andando ai loro volti e alle loro storie. In questi anni di esperienza abbiamo incontrato molte persone, tutte con un trascorso diverso alle spalle e ciascuna con il bisogno di essere accolta in modo differente. Ogni storia è complessa e  non è possibile pensare di intervenire con una risposta unica, con una soluzione che valga per tutti a prescindere dal loro vissuto. Ogni storia richiede una cura particolare, un’attenzione che abbracci l’intero intreccio di problemi familiari, sociali, psicologici o psichiatrici, spesso aggravati dall’inesistenza di reti di protezione efficaci e pronte.

Ecco perché in questa giornata chiediamo di non semplificare sulle sofferenze, di prestare maggiore attenzione al vissuto concreto e complesso, soprattutto quando si programmano le politiche sociali. La pandemia ci ha dimostrato quanto le paure indeboliscano la vita e quanto sia difficile ripartire dopo un momento di difficoltà. I giorni che stiamo vivendo sono un’importante occasione per fare scelte più orientate all’accoglienza, per progettare interventi che non siano solo riparativi, ma anche preventivi, curativi e promozionali.

Per noi l’accoglienza è vera solo se è educativa, se si colgono, oltre e prima dei bisogni, anche le paure e le speranze. Per fare questo c’è bisogno di tanta attenzione e tempo, di prendersi cura e farsi carico del dolore. Questa è la direzione che ci guida da trentun’anni, sciogliendo giorno dopo giorno le paure dei bambini e delle loro mamme, restandogli accanto, ascoltando, vivendo l’impotenza e avvertendo il peso di nodi aggrovigliati che non si sciolgono facilmente. Occorre un amore forte, che è vero solo se è “eccedente”.

Nel farsi carico di situazioni fragili la cura passa per una relazione umile ed educativa, coordinata tra chi ne ha carico diretto e chi affianca: così la nostra Casa è accogliente, ma sempre aperta e rivolta anche all’esterno, alla città. Nel dialogo con la città la Casa si allarga e si fa di tutti, perché attenta a tutti i propri figli, a iniziare dai più fragili, superando ‘dispositivi’ che creano diseguaglianze.

Questo impegno coinvolge le istituzioni, ma anche il tessuto vivo della città, che sta trovando un punto di forza nei giovani. Attraverso le tante iniziative si cresce insieme, imparando a prendersi cura dell’altro e a misurarsi con le difficoltà ricevendo affetto. È così che si intrecciano generazioni e si superano, non solo paure, ma rischi di indifferenza, individualismo, rassegnazione.

L’abbraccio allora diventa cifra della comunità, nella discreta ma convinta consegna della centralità della relazione come cuore della vita e di una politica vera, capace di prospettive nuove e di non lasciare indietro nessuno.