Ogni anno scegliamo un tema, che ci aiuta a capire meglio cosa vuole dire lo slancio verso l’alto del rito Crisci ranni, che nel 2023 sarà celebrato a Modica il 15 aprile, sabato dopo Pasqua, nel Parco urbano Padre Basile.
Quest’anno l’invito è a guardare in alto e a scoprire che tutti “siamo polvere di stelle”: un invito ad accrescere la consapevolezza che ognuno di noi, con la propria unicità, è una stella che brilla nell’immensità dell’universo in cui tutti siamo connessi gli uni gli altri.
È confrontandoci su questo tema che il 15 febbraio abbiamo iniziato il cammino verso Crisci Ranni con un incontro molto partecipato con insegnanti, animatori dei cantieri, catechisti insegnanti, animatori dei cantieri, catechisti, introdotto da fra Emanuele Cosentini, della Comunità del Cantico, e dalla regista ed esperta in astrofotografia Alessia Scarso, che ci hanno fatto scorgere – già sul piano astrofisico – la bellezza dell’universo e la forza della luce. Una bellezza e una luce che per filosofo Kant diventavano per ciascuno di noi – come non ricordarlo – “il cielo stellato sopra di me” e “la legge morale dentro di me”. Una bellezza e una luce che per la scienziata Margherita Hack rimandavano alla comune origine perché “tutti fatti della stessa materia costruita dalle stelle esplodenti, per cui il concetto di fratellanza universale va esteso veramente a tutti i viventi dell’universo”. Una bellezza e una luce, ancora, che nel battesimo vengono consegnate nell’esortazione ai genitori, affinché abbiano cura che il bambino “illuminato da Cristo, viva sempre come figlio della luce”.
È stata con noi, in questa occasione, Marcella Fragapane, che ha appassionato i partecipanti ricordando come sia importante, se ci sta a cuore la crescita dei bambini, superare l’impostazione illuministica che privilegia il cognitivo per recuperare anche l’affettivo e lo spirituale. “Tutti i bambini sono nati e dicono il nome di Dio”, ha sottolineato da grande esperta dei linguaggi espressivi dei piccoli, ovvero: tutti siamo nati nella preghiera (nel senso più forte e generale del termine) perché possiamo descrivere il mondo ma non capirlo pienamente. Tanto più che oggi siamo smarriti e non riusciamo a recuperare quella dimensione verticale necessaria tanto quanto quella orizzontale per non precipitare nel vuoto: abbiamo bisogno, soprattutto i bambini hanno bisogno, di radici e stelle.
Questo ci aiuta a fare tutto amorevolmente e gioiosamente, lasciando crescere i piccoli, narrando più che spiegando e recuperando così il cuore di ogni cura educativa.
Non solo di informazioni abbiamo bisogno – ha detto come sintesi finale fra Antonello Abbate, della Comunità del Cantico – ma anzitutto di formazione.
Nella formazione, che ci rende consapevoli della nostra appartenenza a un universo che non possiamo padroneggiare ma che ci raggiunge, noi impariamo anzitutto a fermarci, a “guardare” e a “guardarci”, a mettere insieme infinita piccolezza e infinita grandezza e così trovare quella pace che c’è in Cristo che unisce onnipotenza e abbassamento, a liberare novità non censurando la fantasia che ci apre a domande e stupore, a lodare Dio non solo ‘per’ ma ‘con’ tutte le creature. L’effetto è la mitezza, l’accogliere tutti (anche noi stessi) senza giudizio ma con misericordia. E così risplendere, diventare luminosi nella fraternità che ci fa vincere ogni invidia. Inizia così il cammino che ora si farà nelle scuole, nelle parrocchie e nelle associazioni, un cammino che vuole ancora una volta diventare motivo di pace facendo nostra quella collocazione dei bambini che ci dona tanta verità.