Il mese di gennaio finisce con la festa di don Bosco, il santo dei giovani. Per questo la messa per la città, che si celebra l’ultimo venerdì del mese a Crisci ranni, è stata dedicata ai giovani. Non ci si aspettava in un giorno feriale, e mentre erano in corso tante altre iniziative, l’ampia partecipazione, che testimonia forse come si avverta il bisogno di “soste capaci di unire cielo e terra”. Perché in fondo questa è la messa per la città: un momento sobrio ma intenso di preghiera comune, ma al tempo stesso – prolungando la messa nell’adorazione eucaristica con intercessioni che esprimono la vita – la testimonianza di “una fede che ama la terra”. Non secondario, poi, il luogo: non il tempio e il centro della città, non una chiesa, ma una periferia, un cantiere educativo. Ha presieduto la celebrazione don Emanuele Cosentino, insieme ai padri missionari Gianni Treglia e Vittorio Bonfanti. Presenti tanti giovani e animatori Caritas da tutte le zone di Modica e dalle varie opere caritative.
All’omelia frate Emanuele, facendo riferimento alla festa dei santi Tito e Timoteo (dei ‘giovani’ vescovi dei primi tempi della Chiesa) ha ricordato come Paolo esorta a non avere paura della propria giovinezza, del fatto che ancora si avvertono fragilità e paure, ma di affidarsi sempre alla grazia di Dio. E poi ha notato un particolare: “San Paolo avverta come sia importante aver ricevuto la fede dalla solida testimonianza della madre e della nonna, a ricordare come la trasmissione della fede ai giovani ha bisogno di una testimonianza adulta semplice e quotidiana ma convinta”. “E certo – spiega il direttore della Caritas, Maurilio Assenza – è venuto subito di pensare a tante nonne, a tante donne semplici e forti che custodiscono una fede che rischiamo di smarrire nel disorientamento del nostro tempo. E poi dal vangelo ha rilevato come Gesù chiami e mandi, come i giovani devono sentirsi anche chiamati, chiamati ad essere loro i primi a trasmettere il vangelo agli altri giovani. Che erano presenti nel cuore della preghiera quando si è prolungata la messa nell’adorazione eucaristica. E allora si è pregato anzitutto per i giovani migranti, perché siano aiutati nel loro desiderio di dignità e di una vita più serena, i tanti giovani migranti (circa 160) presenti nelle varie comunità di accoglienza del territorio. Quindi i giovani stessi hanno pregato perché ognuno possa essere sostenuto nel diventare grande, nel formarsi una famiglia, nel trovare un lavoro, nell’essere parte della città. Con toni particolarmente commossi si è ricordato don Milani che come un diamante tagliente ancora oggi trasmette un’esigenza di passione e coraggio e l’idea di una scuola che fa crescere cittadini capaci di uscire insieme dai problemi (“Sortirne insieme” è l’associazione che trova ospitalità a Crisci ranni e ne sviluppa le valenze civiche). Con concretezza nella preghiera dei giovani del servizio civile si è ripresa l’idea della decima rilanciata dall’arcivescovo di Milano Delpini, la decima anzitutto del tempo. Nell’anno del sinodo dei giovani, la loro voce è risuonata anche a Crisci ranni come assunzione di responsabilità e conferma di come i giovani trovano nei testimoni un riferimento credente e credibile che permette loro di crescere. Proprio mentre, sempre l’arcivescovo di Milano, per la giornata delle comunicazioni sociali – conclude Assenza – chiede ai giornalisti di dedicare la loro “decima” ai giovani scrivendo qualcosa che li aiuti a capire come sia bella la vocazione a diventare adulti”.
Le due preghiere dei giovani in servizio civile
Don Lorenzo Milani, “trasparente e duro come il diamante”, ha tradotto il fare scuola in fare giustizia. Ha reso la sua piccola scuola un luogo di educazione ma anche di insegnamenti di vita e uguaglianza. Ha fatto scuola per dare la possibilità, a chi non l’avrebbe mai potuta avere, di difendersi dallo sfruttamento e di elaborare un pensiero proprio. Ha dilatato l’orizzonte della vita degli ultimi.
Signore, ti prego perché don Milani sia un diamante per noi giovani, perché apprendiamo da lui ad avere irremovibile passione e impegno nella nostra quotidianità, nello studio, nel lavoro, nel prenderci cura dell’altro, con coraggio, coscienza e fede. Perché impariamo da lui a portare luce anche nei posti più impensabili. Perché cresciamo nel servizio, unendo le nostre forze, ricordando sempre che “di fronte ai problemi, sortirne da soli è egoismo; sortirne insieme è politica”.
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“Signore, Ti preghiamo per noi tutti giovani del mondo, affinché possiamo portare le ricchezze, le speranze e i desideri di una vita felice.
Aiutaci a sviluppare le nostre risorse e a trovare forza nella verità, nell’amore e nella giustizia.
Aiutaci a mantenere la costanza e la fedeltà ai tuoi insegnamenti, ad essere coraggiosi nell’affrontare ogni difficoltà e ad incontrarti in chi ha bisogno, seguendo la tua strada nel cammino della nostra vita.
Aiutaci a far nostre le parole che mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, rivolge ai giovani: “Diventare adulti e cominciare ad esercitare le responsabilità è motivo di festa, perché dà la fierezza di essere utili, di contribuire al bene degli altri, di mettere mano all’impresa di rendere migliore il mondo.”
Aiutaci ad applicare la legge delle decime, una legge che non impone una tassa, ma suggerisce di vivere l’appartenenza alla società e alla comunità con un contributo significativo: il nostro tempo”.