Non è più un fatto sociale ovvio la Quaresima. E per di più va ricompresa. Nella nostra Casa don Puglisi, per la cura educativa che la caratterizza, il messaggio quaresimale è stato ripreso nella sua essenzialità in una delle nostre serate comunitarie con mamme e bambini: il centro e la meta di questo tempo particolare dell’anno – ci siamo detti – è quello di rinnovare la Pasqua, di ritrovare la via della vita piena, facendo “una inversione ad u” se si sta andando da qualche altra parte e ritrovando il Vangelo, la buona notizia che è Gesù, la sua rivelazione del Padre che tutti ci ama e attende.
La Casa è però anche partecipe del cammino della grande famiglia che è la Diocesi e, con altri operatori pastorali, ci siamo ritrovati nella seconda domenica di Quaresima nella chiesa di Santa Maria delle fiducia a Pozzallo per il ritiro diocesano guidato da fra Giuseppe Maria Pulvirenti, già volontario della Casa e oggi ministro generale dei frati minori rinnovati.
Ci ha aiutato, rileggendo l’episodio di Abramo che ospita tre viandanti, a meglio comprendere il senso dell’accoglienza. Abramo accoglie i suoi ospiti con l’entusiasmo della sua fede, incarica Sara di preparare il pane, coinvolge il servo e si dà lui da fare per aggiungere panna e latte e un vitello grasso. Ma quando la mensa è imbandita manca qualcosa: manca il pane, manca Sara. Ė rimasta dietro la tenda. Dopo si scoprirà che la sua è una fede ‘guasta’, senza più entusiasmo, perché non crede più nella possibilità di avere un figlio. Dio però chiede a tutti, a chi ha la fede entusiasta e a chi la fede ‘guasta’, di preparare quel pane che è l’essenziale, di prepararlo anche quando c’è un lievito ‘guasto’. Ci chiede comunque di esporci.
La Quaresima prepara così la Pasqua della vita: ci chiede di lasciarci interpellare dal pane che serve, per dare quell’essenziale che spesso manca, confidando in un Dio che si fa prossimo, per imparare anche noi a farci prossimi alla mensa della vita. Consegnandoci così come siamo, lasciando che il Signore trasfiguri anche la nostra fede ‘guasta’ in benedizione e accoglienza dell’altro con calore, con pienezza. Un messaggio che risuona in un tempo di disprezzo della vita, di disprezzo dei migranti, un messaggio che ci mette tutti in cammino per impegnarci a fare Pasqua nella storia, a lasciare che Dio possa rinnovare la sua Pasqua nelle situazioni concrete in cui viviamo.