«Pensiamo al cibo per i nostri bambini, quello del corpo, ed è giusto. Si va anche al supermercato, spesso arrivando al superfluo. Oggi mi colpisce che siamo chiamati a parlare di un cibo più importante: il cibo dell’anima»: così Madre Maria Veronica, priora delle Benedettine, ha salutato all’inizio dell’incontro con Marcella Fragapane, esperta in linguaggi artistici per bambini e ideatrice del Festival del Teatro delle Ombre, tenuto alla Scuola San Benedetto di Modica la sera del 20 novembre. Dalle 20 alle 22 … con un appassionato intervento della relatrice, ma anche con tante domande dei numerosi partecipanti, senza tener contro dell’orario ma dell’affetto per i figli che porta a interessarsi di ciò che vale. Con un clima bello, familiare e intenso, nell’ambiente di una scuola come la Scuola San Benedetto, che si presenta luminosa e ampia, attrezzata e curata, con una veranda per ogni classe e una comune con un panorama unico sulla città. Marcella Fragapane ha subito portato al cuore della vita, quando un bambino nascendo si trova tra le braccia di una madre che lo accoglie e al tempo stesso lo aiuta a differenziarsi, a crescere: aiuto e differenziazione permettono di diventare soggetto, di riconoscersi progressivamente con una propria storia e una propria identità, soprattutto di accogliere le proprie fragilità senza sentirsi persona sbagliata o nata per sbaglio. Tutti siamo unici, importanti; tutti lo comprendiamo se amati! Ed ecco che le fiabe ci aiutano a comprenderlo e a crescere con una sapienza sedimentata nei secoli, comunicando in una dimensione simbolica le luci e le ombre della vita. E oggi si sa come questo sia presente già nell’età preistorica, con graffiti che esprimono narrazione come pure preghiera (uomini in ginocchio che ricevono luce dall’alto) «C’era una volta…» – inizia ogni fiaba e trasporta in un mondo quasi magico, comunque altro, in cui ogni bambino saprà cogliere ciò che gli serve. La fiaba per questo mai va cambiata, va narrata più che letta. Le fiabe sono ad un altro livello rispetto alla letteratura contemporanea pur bella, sono presenti in tutti i popoli, contengono archetipi antichi: l’uomo e la donna (la tenerezza femminile e la forza maschile); le streghe e le fate (con figure di mediazione, che trasformano la morte in sonno lungo, o con la testimonianza della forza dei bambini, come Gretel che getta nel forno la strega); il bosco, in cui non ci sono strade ma occorre tracciare una strada (magari con briciole di pane come fa Hansel o in cui la mamma manda, magari senza accompagnare per aiutare a crescere, come in Cappuccetto rosso). Le fiabe accompagnano le transizioni della vita (ma oggi si curano i ‘passaggi’?). Una mamma, a partire dalla propria esperienza di insegnante nelle scuole superiori, ha testimoniato come – quando una fiaba e un affetto non hanno aiutato ad affrontare i nodi essenziali della vita da bambini – da giovani si va in cerca di ciò che si è ricevuto come cibo che nutre, smarrendosi tra le vie di un’informatica e di uso eccessivo di cellulari per colmare vuoti. «Le fiabe permettono di incontrare la paura e vincerla, di avere coraggio, di non aggirare temi come il dolore e la morte. Con linguaggi adatti ad ogni età, ma sempre con verità!» – ha continuato a dire Marcella Fragapane. Ed ha aggiunto: «Le fiabe soprattutto danno forza perché mettono a contatto continuamente con la propria vita interiore, generandola e rafforzandola, risvegliano meraviglia e permettono al “bambino che siamo stati” di ritrovare sempre forza e fiducia». «Sapremo ancora narrare con quella spontaneità con cui sapevano farlo genitori e nonni?» – si è chiesta una mamma. La risposta di Marcella è stata: «Dobbiamo! Si sa, la vita è frenetica, e si comunicano fretta e ansia ai bambini; invece sono necessari sosta, capacità di trovare ogni giorno dieci minuti per narrare una fiaba o giocare insieme. In una scuola fatta per “seguitar virtute e meraviglia” e non per mettere crocette» – ha concluso la Fragapane. Alla fine, dopo il grazie della Madre Maria Veronica che ha anche raccontato frammenti di infanzia con grande garbo e simpatia, si è rimasti ancora perché stanno a cuore i figli. E ci si è lasciati con un senso di responsabilità da coltivare insieme, mentre ancora lo sguardo dall’alto si posava sulla città. Chiamata sempre più, dalla cura dei genitori e dal messaggio dei testimoni, a «stare ai piedi della crescita dei bambini» per diventare sempre più città attenta, fraterna e giusta … ed anche buona