Le relazioni educative nelle città plurali di Giovanni Salonia (2010/2011)

Le relazioni educative nelle città plurali di Giovanni Salonia (2010/2011)

Le relazioni educative nelle città plurali di Giovanni Salonia (2010/2011) Casa Don Puglisi

Una delle preoccupazioni della Casa don Puglisi è attivare percorsi perché dall’accoglienza nella Casa si passi all’inclusione nella città, ma anche ogni famiglia ha la stessa preoccupazione: che i figli possano collocarsi nel mondo in modo positivo. I due testi di padre Giovanni Salonia, direttore dell’Istituto di Gestal Kairòs H.C.C., aiutano a comprendere come sia importante preparare fin da piccoli a diventare cittadini consapevoli e capaci di affrontare i problemi che la vita insieme nella città pone. «Penso – leggiamo nelle conclusioni della sua riflessione sull’educare nelle città plurali, il primo dei due testi, del 2010 – che bisogna andare verso un’educazione alla parola e al protagonismo e che infine stia attenta al ‘tradimento’. I nostri ragazzi e i nostri bambini devono essere educati al fatto che potranno essere traditi nella città, che la città non è così comprensiva come la casa, perché altrimenti l’infanzia e le cose belle che abbiamo loro dato rischieranno di diventare solo nostalgia. Abbiamo bisogno di convivere con l’ingiustizia e con il tradimento della città, e forse anche delle relazioni, in modo positivo, come un compito e non come una disfatta…». Diventa allora importante comprendere come la città oggi pone sfide diverse dal passato, come sia importante aiutare la crescita di una sana e solida soggettività: «Abbiamo bisogno di educarci all’ascolto della coscienza perché la coscienza è il luogo in cui noi ascoltiamo la verità nel profondo. Fin quando il soggetto non arriva a sé stesso, cioè fin quando il soggetto non si appropria di sé stesso, non c’è possibilità che si appropri di altri. Molte delle ribellioni o molte delle insopportabilità delle costitutive ingiustizie della vita nascono dal fatto che tu non abiti te stesso. Tale priorità rimanda all’importanza di ascoltare i nostri bambini e i nostri ragazzi perché in questo modo imparino ad ascoltare sé stessi, prima e più di noi». Il secondo testo è del 29 aprile 2011 e riprende gli stessi temi, spiegando il rito Crisci ranni che in quell’anno è stato ripreso e da quell’anno si ripete ogni sabato dopo Pasqua.

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