Lo scorso 5 maggio abbiamo fatto un cammino di lectio divina, di ascolto del Vangelo come parola del Signore, guidati da fra Emanuele Cosentino della Comunità del Cantico.
È stato un momento molto importante per la nostra Casa, che ci ha permesso di riflettere attraverso la parola di Dio sulla consegna di se stessi come segreto per una vita piena e vera.
Al centro dell’incontro infatti vi era il tema della maturità alla luce del Vangelo di Giovanni. Maturità non vista come bravura, ma come relazione intima con il Padre, che permette di cogliere dietro i fatti un senso più profondo e di trasformare l’acqua della vita in vino della festa. Ovvero di gustare la vita, di viverla con gioia!
Dietro ogni letizia della vita, anche se non ce ne rendiamo conto, c’è Gesù che, come alle nozze di Cana, senza che nessuno se ne accorga (a parte Maria e i ‘servi’), trasforma l’acqua in vino. Ma c’è un messaggio ulteriore in questo evento e in tutta la vita di Gesù: siamo tutti chiamati, al di là delle forme concrete (matrimonio, scelte di consacrazione, vita senza particolari scelte) a un’esistenza nuziale e a sposare la realtà, imparando da Gesù che liberamente si consegna e che premette a questo suo consegnarsi il segno che lo spiega nell’ultima cena.
Il non fuggire la vita è consegnarsi, una consegna che accade senza improvvisazione ma anche senza programmazione: come per Gesù, che giunge all’ora della passione per fare dono totale di se stesso grazie all’affidamento e all’abbandono nelle mani del Padre, o come nel matrimonio, con la capacità di dire “ci sarò sempre, la tua vita vale più della mia”. È questo il senso del rapporto nuziale per la nostra Casa, dove si vive con quanti si accolgono e che diventa per tutti messaggio a dare pienezza alla vita della città, rinnovandola in profondità con relazioni di amore forte e tenace.