Pozzallo, a Santa Maria della fiducia il ritiro diocesano all’inizio della quaresima

Pozzallo, a Santa Maria della fiducia il ritiro diocesano all’inizio della quaresima

Pozzallo, a Santa Maria della fiducia il ritiro diocesano all’inizio della quaresima Casa Don Puglisi

Un clima accogliente è stato quello che si è respirato a Santa Maria della fiducia per il ritiro di quaresima del 18 febbraio 2018, già per la cura con cui don Michele e don Paolo avevano tutto preparato, per le Suore francescane che hanno animato la preghiera e fatto trovare tutto pronto, per la Caritas parrocchiale di Santa Maria di Portosalvo che ha pensato ad offrire qualcosa di caldo. Un’ampia partecipazione di animatori pastorali (diaconi, ministri della comunione, volontari Caritas, catechisti, Azione cattolica) dava consistenza all’essere insieme Chiesa locale: come ha sottolineato il vicario generale don Angelo Giurdanella, certo è importante curare ciò che si fa in ogni parrocchia ma in modo complementare ai momenti comuni, che non sono molti e offrono nutrimenti che non si potrebbero assicurare se non insieme (e certo non è solo fatto pratico ma profondo, non è risposta a una circolare ma al Signore che ci vuole l’unica sua Chiesa). E il nutrimento è stato offerto dalla biblista Rosalba Manes con profonda unità tra parole e stile, in cui si riflettevano tenerezza e Parola di Dio. Che subito ci ha fatto gustare come parola performativa, che vuole compiere ciò che dice, che vuole detergere il volto di Dio spesso offuscato dal proiettarvi le nostre esperienze negative con genitori, superiori, nostre ferite. Ed è la Parola che ci rende pellegrini, e con i salmi dell’ascensione comprendiamo che invano fatichiamo senza Dio nel costruire case, città e giornate perché il pane – il tema man mano prendeva forma – lui ai suoi amici lo dà nel sonno. Ai suoi amici! Ecco cosa vuole fare Dio: intessere relazioni, e non semplici costruzioni materiali. Darci figli in eredità! E questo accade quando Dio discende e noi lo cerchiamo. Nell’incontro – pensiamo a quello tra Gesù e la Samaritana, che tanto fa mormorare i discepoli – si chiarisce che Gesù, esperto del pane e della mensa, tende a un pane altro, indica una priorità, suggerisce il discernimento perché si scelgano quelle priorità che danno senso ai bisogni. Con lui transitiamo ogni Samaria per aiutare a cogliere un pane altro, per irradiare, far percepire la presenza di un Dio che ascolta e guarda aiutando a maturare una vita donocentrica. Per questo diventa necessario il silenzio, il deserto come luogo in cui vengono meno le maschere, come luogo in cui si ricevono le parole, le dieci parole che danno vita perché indicano quelle priorità e quei confini che permettono di non deragliare. Per questo la Parola è profetica, non l’ascoltiamo per effetto placebo. E il vangelo della moltiplicazione dei pani è preceduto dalla notizia che è stato eliminato Giovanni Battista, ma la Parola continua il suo corso. Gesù riunisce in disparte i discepoli (la sosta è necessaria per “leggere la vita”) ma la folla preme e allora scende dalla barca: è “Dio in uscita” e i discepoli e noi con lui … Scende, ha compassione perché sono “come pecore senza pastore” e insegna per aiutare a dare ordine alla vita. Tutti, e soprattutto i giovani, abbiamo bisogno di madri e padri spirituali … per nascere alla vita dello Spirito, che si genera “alzando gli occhi al cielo” e permette di “non congedare” – come volevano fare i discepoli – ma di “sfamare”. Partendo da cinque pani e due pesci, liberando le energie della fede. Non ci sono formule magiche, non conta la quantità. “Libera la tua fede, è quella che vince il mondo!”: diventa la premessa di interrogativi che possono aiutare la nostra quaresima personale e comunitaria. Interrogativi posti al ritiro, ma da riprendere ora nei nostri luoghi di vita e di fede. Interrogativi sui nostri pani, sulle nostre logiche (congedare o sfamare), sulla nostra capacità di sosta per ritrovare quella spinta di amore tenero e compassionevole che mi mette nei panni dell’altro. Interrogativi che, se presi sul serio e condivisi, possono far maturare la cura dei malati a cui si porta la comunione come qualcosa in più di un momento veloce, quasi da fattorini, o percepire l’importanza di padri e madri spirituali perché – ha ricordato don Angelo – il consigliere peggiore è il nostro ‘io’. O portare veramente dentro la nostra vita il povero … Così sarà Pasqua per noi, per la nostra Chiesa, per molti.

Maurilio Assenza   

Tre interrogativi per accogliere e irradiare l’amore …

1)  Nella nostra vita ci sono dati diversi pani (preghiera, Parola, eucaristia, perdono, condivisione): quali di questi pani scarseggia? Occorre verità per fare ordine nella vita e non soffrire e non far soffrire …

2) I discepoli vogliono congedare la folla: come corpo ecclesiale, cosa congediamo troppo frettolosamente?

3) Gesù dice: “Fateli sedere!”. La nostra pastorale contempla spazi di ossigeno per ristorare il cuore, pozzi d’acqua dove rinfrancarci? Siamo capaci di guardare gli altri con compassione per intercettare la loro potenziale bellezza e promuoverla?