«Il Padre nostro: la preghiera che si recita, più che con le labbra, con il cuore!». Ci sono tante piccole grandi testimonianze del nostro legame con Don Pino Puglisi, nella nostra Casa: sono arrivate qui dopo la sua morte, attraverso una sequela di incontri preziosi che non sono stati mai solo coincidenze.
Così ad un certo punto nella nostra Cappella ha preso posto questo piccolo foglio con pochi appunti, lo schema essenziale di un’omelia sul Padre Nostro che rivela con semplicità – con la sobrietà delle parole – la sua idea della preghiera, una preghiera umile, insistente, fiduciosa.
Che si conclude con un particolare: «Pregare perché mandi operai. Pregare per i persecutori».
La prima annotazione è legata al fatto che per lunghi anni don Puglisi è stato responsabile del Centro vocazionale regionale, pensando la vocazione come propria di ogni cristiano e non solo dei preti, non solo delle suore.
Ma è la seconda intenzione di preghiera commuove: Pregare per i persecutori.
Siamo nel luglio del 1993, don Puglisi sarebbe stato ucciso il 15 settembre, ma già percepiva il pericolo e lo viveva negli orizzonti del Vangelo che è dono e perdono. Don Puglisi pregava per i persecutori, anche se nella liturgia di quella domenica non c’era alcun cenno alla persecuzione, che invece c’era nella liturgia della sua vita.
Quando venne a visitare la nostra Casa Pino Martinez, collaboratore di don Puglisi nella lotta per riscattare il quartiere, ci raccontò che quando aveva capito il pericolo – dopo gli attentati ai padri di famiglia dell’Intercondominiale – don Pino si mise “avanti a tutti” e sfidò direttamente la mafia, chiedendo in un’omelia un confronto diretto ai mafiosi. Per la mafia fu il segnale del pericolo di un uomo che con il solo Vangelo diventava capace di formare bambini e uomini liberi dal dominio mafioso. E lo eliminò, mentre lui sorrideva, con quel sorriso che ancora oggi vince.
Insieme a Martinez abbiamo avuto nella Casa la prima collaboratrice di don Pino, suor Carolina Iavazzo, nel 2010. Poi nel 2013 sono venuti alcuni volontari che da giovani hanno collaborato intensamente con don Puglisi assimilandone stile e tensione, insieme ad Agostina Aiello, la piccola grande (piccola di statura, grande di cuore) suora assistente sociale missionaria che ha seguito don Pino in tutte le tappe della sua vita e ha curato l’archivio dei suoi scritti.
Ogni volta si è rinnovata la commozione, ma anche il decisivo impegno a trovare in don Puglisi un’ispirazione soprattutto negli stili di fondo: gli stili della gratuità assoluta e del coraggio mite.
In compagnia di tanti altri…