Servizio civile a Casa Don Puglisi, un percorso di solidarietà.

Servizio civile a Casa Don Puglisi, un percorso di solidarietà.

Servizio civile a Casa Don Puglisi, un percorso di solidarietà. 2560 1707 Casa Don Puglisi

Sono cinque i giovani che hanno iniziato lo scorso 25 maggio il servizio civile nella Casa don Puglisi, centro operativo della Caritas diocesana di Noto: un’esperienza lunga un anno per sperimentarsi nella solidarietà e nella relazione, aiutati dalla cifra dell’attenzione ai più piccoli.

Ma lasciamo che siano i volontari a parlare, ecco le loro prime impressioni:

“Credo di aver sperimentato il senso più bello del concetto “Casa”; onestamente, prima di iniziare, avevo paura che, essendo Casa Don Puglisi una casa fra le case, la nostra presenza potesse risultare in qualche modo “invadente”, invece, sin da subito, mi sono sentita Accolta, come a casa, dalla Casa e da tutte le persone che la abitano e che, in un modo o in un altro, le danno vita… Questo mi ha dato sollievo e la “serenità” di voler e poter vivere pienamente e intensamente quest’anno, sperimentando il più possibile, accogliendo tutto quello che verrà. Spero di riuscire a mettermi in gioco, di crescere come individuo, di poter donare qualcosa e contemporaneamente di arricchirmi dal contatto con ciascuna persona e con ciascuna storia, creando delle relazioni belle e rispettose.”

“Dopo quasi 15 giorni di servizio civile, penso di poter affermare che le paure e le ansie che ho avuto in precedenza sono sparite. Sono sparite grazie al sostengo degli educatori, ai ragazzi che ho incontrato con cui condividerò questo viaggio, ma sopratutto ai ragazzi della casa che attraverso dei sorrisi, degli abbracci, delle strette di mano improvvise mi hanno fatto sperimentare l’essere “famiglia e casa”, mi hanno confermato l’idea che non bisogna avere lo stesso sangue per essere famiglia e soprattutto che anche le differenze sono un punto di forza e di unione.

Al momento mi godo il viaggio, consapevole che uscirò dalla casa diversa da come sono entrata.”

“Avevo inizialmente il “timore” che le interazioni con i bambini della casa sarebbero risultate artificiose, per via, dell’ essere percepito come un estraneo, ma anche per la differenza di età e del ruolo che noi del servizio civile ricopriamo nei loro confronti; sono rimasto in queste due settimane piacevolmente sorpreso nel vedere una certa genuinità tra noi e i bambini quando trascorriamo il tempo insieme o semplicemente parliamo, e questo mi fa sentire molto di più parte della casa.”

“Giorno per giorno ne sto vivendo così tante che non sempre riesco a definirle con delle parole specifiche, se dovessi descrivere queste due settimane dentro la Casa con delle parole utilizzerei: STUPORE, ENERGIA, VITALITÀ!

Inoltre vorrei aggiungere che ho trovato degli ottimi compagni di viaggio, grazie a tutti voi per questa opportunità.”

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