Un’altra estate a Villa Polara ci ha consentito di rinnovare riflessioni attorno alla possibilità un nuovo modo di pensare al turismo, in chiave conviviale e solidale.
L’essenza antica di questo luogo ci ha sempre suggerito di farne uno spazio capace di aprire al racconto del territorio con un senso generativo di comunità. L’intreccio delle storie che qui convergono ce lo suggerisce, a cominciare dai muri a secco che raccontano la nascita, già nel Seicento, della piccola proprietà contadina che in questo particolare angolo della Sicilia ha fatto da presidio e da argine al dilagare delle mafie, passando per la storia delle Benedettine che avevano ricevuto in dono la Villa, per approdare alle storie dei partner promotori del progetto che ci ha consentito di ristrutturarla e restituirla alla comunità (Fondazione Val di Noto, con l’apporto di Caritas italiana, da un’idea della Fondazione Madre Teresa, della nostra Associazione Don Puglisi, di Crisci Ranni e di Arca).
Tutte storie che suggeriscono un “noi” e quindi orizzonti di futuro e di bellezza, “un’esperienza – citando Gionatan De Marco – in cui le storie di ognuno e le storie corali diventano il vero paesaggio da scoprire e da arricchire, in cui si scopre la bellezza della felicità alternativa che nasce dal dare più che dal ricevere”.
Ecco perché questo progetto lo abbiamo chiamato “Ospitalità e pensieri mediterranei”, guardando alla Villa non solo come a un luogo per le ferie ma anche per la formazione con uno sguardo al Mediterrano con il cuore di Giorgio La Pira. Ed ecco perché lo abbiamo dedicato a Tesfom Tesfalidet, giovane eritreo morto all’ospedale di Modica per l’effetto delle torture subite in Libia: in tasca portava con sé due poesie, un invito alla fraternità e alla speranza, che come nel nostro sentire e nel nostro agire guardano ad “un mondo a misura di uomo” e ad “un uomo a misura di mondo”.